Magnifica Presenza

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    Magnifica Presenza

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    Titolo: Magnifica Presenza

    Regia: Ferzan Ozpetek

    Sceneggiatura: Ferzan Ozpetek, Federica Pontremoli

    Fotografia: Maurizio Calvesi

    Interpreti: Elio Germano, Margherita Buy, Vittoria Puccini, Giuseppe Fiorello, Paola Minaccioni, Cem Yilmaz, Andrea Bosca, Claudia Potenza

    Nazionalità: Italia – 2012

    Trama: Protagonista Pietro, 28 anni, che arriva a Roma dalla Sicilia con un unico grande sogno, fare l’attore. Tra un provino e l’altro sbarca il lunario sfornando cornetti tutte le notti. E’ un ragazzo timido, solitario e l’unica confusionaria compagnia è quella della cugina Maria, avvocato dalla vita sentimentale troppo piena. Dividono provvisoriamente lo stesso appartamento legati da un rapporto di amore e odio in una quotidianità che fa scintille. Ma arriva il giorno in cui Pietro trova, finalmente, una casa tutta per sé, un appartamento d’epoca, dotato di un fascino molto particolare e Pietro non vede l’ora di cominciare la sua nuova esistenza da uomo libero. La felicità dura solo pochi giorni: presto cominciano ad apparire particolari inquietanti. E’ chiaro che qualcun altro vive insieme a lui. Ma chi?


    Protagonista di questa storia è Pietro Pontechiavello, un giovane ragazzo della Sicilia che sogna di diventare attore. Per cominciare a fare i primi passi per realizzare questo sogno Pietro ha dovuto attendere la morte del padre, questi infatti gli era da sempre in disaccordo in ogni sua scelta. Così decide di trasferirsi a Roma insieme a sua cugina, avvocato di professione ed alla ricerca di un buon partito tra i tanti spasimanti. Pietro di notte fa il pasticcere, o meglio, fa i cornetti e di giorno è alla ricerca di un appartamento in cui andare a vivere da solo, lontano finalmente dalle tante attenzioni morbose della cugina. Trova infine uno spazioso appartamento in una villa d’epoca situato nella zona di Monteverde. Un appartamento che presto scoprirà essere già “occupato” da…magnifiche presenze. Questi ospiti inizialmente appaiono solo di notte, come se si trattasse di un sogno e proprio da qui inizia il gioco in cui lo spettatore viene coinvolto. E’ finzione o realtà quella a cui si assiste? “Finzione, è la parola d’ordine” “Ma quale Finzione, Realtà”, queste saranno le battute cardine su cui si fonda il film. Questi fantasmi sono i membri di una compagnia teatrale, l’Apollonio, in voga durante gli anni del fascismo ed occupano quell’appartamento perché lì è dove si erano nascosti per fuggire dalla Polizia del Regime Fascista. Gli attori infatti erano delle spie e collaboravano a favore della Resistenza. Ma non sanno di essere morti e non sanno di essere solo dei fantasmi, credono di vivere ancora negli anni Quaranta. Più precisamente nel 1943. E credono che Pietro sia stato mandato da loro per aiutarli a fuggire. In un primo momento Pietro crede che quelle persone così stravaganti siano dei clandestini che occupano il suo appartamento, poi si rende conto che è l’unico a riuscire a vederli e si spaventa. Con il tempo però si abitua alla loro presenza, un po’ perché si rende conto che sono innocui poi perché lui è il primo a sentirsi terribilmente solo e deciderà infine di cedere alle loro richieste di aiuto. Per contraccambiare il favore, tutti i membri dell’Apollonio, dal più piccolo al più grande, si impegneranno per insegnare a Pietro come diventare un vero attore, come imparare i trucchi del mestiere così da affrontare con successo i vari provini. Pietro si fiderà completamente dei loro insegnamenti, anche se un po’ perplesso. Di fatto, il seguire uno stile anni Quaranta lo porterà ad essere giudicato come “orignale e bizzarro” rispetto ai suoi coetanei, più moderni nelle scelte. Pietro è comunque un ragazzo ancora molto giovane, timido, sensibile, dall’animo buono ed anche se non manifesta esplicitamente la sua identità sessuale, è omosessuale. Il tema dell’omosessualità è sempre presente nelle pellicole di Ozpetek ed ogni volta è trattato in maniera diversa, ad esempio in “Mine Vaganti” il protagonista Tommaso deve affrontare la sua famiglia, soprattutto il padre dalla mentalità molto chiusa, o nelle “Fate Ignoranti” il protagonista Andrea deve affrontare la società, ancora restia ad accettare tutto ciò che va fuori dagli schemi predisposti. In “Magnifica Presenza” invece il protagonista, Pietro, deve affrontare se stesso. Le sue ansie, le sue paure, le sue insicurezze sono tutte componenti di un ostacolo che deve riuscire ad affrontare con le proprie forze. E non può raggirarlo, perché non si può fuggire da se stessi. D’aiuto sarà l’incontro con un transessuale, questi lo trova sotto casa sua, di notte, picchiato a sangue da qualche teppista. Pietro lo soccorrerà e presto i due faranno amicizia. Questa persona sarà l’unica che crederà alle presenza che vede Pietro e sarà l’unica che lo aiuterà nella missione che gli era stata affidata, quella di trovare Lidia, la superstite della compagnia Apollonio che alla fine rivelerà come sono andate veramente le cose nel 1943. Una Nota di merito spetta alla descrizione del lavoro giornaliero dei transessuali, guidati tutti da Coruzzi Maurizio alias Platinette ed intenti a confezionare cappelli ed abiti dalle mille piume colorate. Sarà in questa piccola fabbrica che Pietro riuscirà a trovare le informazione necessarie per scovare Lidia. Una storia dal finale sconvolgente e commovente al tempo stesso. Una verità amara verrà rivelata, anche se forse facilmente percepibile. Ozpetek rimane comunque costante e fedele al motto “Finzione o Realtà” per tutta la durata della pellicola. Perché alla fin fine lo spettatore rimane comunque in dubbio se la storia di Pietro e della compagnia Apollonio sia una realtà o sia stato tutto inventato, frutto della sua mente. Ma è proprio questo l’intento di Ozpetek, quello di sfruttare il luogo principe della finzione nella realtà: il Teatro.

     
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